In un precedente post ho parlato di come sono arrivato a Multiplayer.it e dell'esperienza importante con Alternative Reality, che mi ha permesso di crescere e fare i primi viaggi in giro per il mondo; con questo post volevo andare ancora più indietro nel tempo, perché se sono arrivato ad avere tanti anni (15!) di esperienza sul groppone e a parlare di videogiochi lo devo alla mia passione e alla lettura di riviste specializzate, all'interno delle quali scrivevano persone che sono diventate il mio riferimento.
Quelle che leggevo con maggiore assiduità e meglio si adattavano alla mia età erano ConsoleMania e The Games Machine, che offrivano una fruizione dei contenuti largamente differente da quella attuale.
Non appena le sfogliavi potevi sentire il profumo della carta e dei titoli che avresti giocato in futuro, ti dedicavi a leggere più volte gli stessi articoli per capire se ti eri perso qualcosa, analizzavi le immagini per intuire come sarebbe potuto essere il gioco. Sognavi la trasferte e i press tour che venivano raccontati con tanta passione e dovizia di particolari, sperando in futuro di poter fare altrettanto.
Erano le regine incontrastate della tazza (beh, assieme alle riviste con le donnine), ed al loro interno scrivevano firme che con il tempo ho imparato a conoscere, con le quali a mio modo avevo creato una connessione.
Da questo punto di vista ero particolarmente legato a Raffaele Sogni e il suo dare del tu ai lettori, a Davide "Toso" Tosini e il suo modo di scrivere brillante, a Stefano Silvestri e il suo stile di scrittura compassato ed elegante: per me è stato motivo di felicità e orgoglio incontrarli la prima volta da colleghi, e condividere assieme qualcosa che era "solo" una passione in età adolescenziale.
La sola critica che faccio verso questo settore è quella di aver snobbato per un po' di tempo quell'ondata online – indubbiamente più frastagliata, meno strutturata e meno formata professionalmente – di cui con qualche escursione cartacea faccio parte. Tuttavia, l'importanza che hanno avuto queste riviste nella scelta del mio percorso lavorativo e il rispetto che nutro per le persone che vi hanno scritto, è forte e inattaccabile.
Le origini non vanno mai dimenticate, anche e soprattutto quando si corre a tambur battente verso il proprio futuro.
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