L’abboffata iniziale di emozioni dei primi giorni si è un po’ affievolita, Tokyo oramai la conosco abbastanza bene (come zone turistiche, ovviamente) e quindi si tratta perlopiù di conferme e di sperimentare cose un minimo nuove. In compagnia di Pietro e Andrea e dopo aver fatto colazione da Mr. Donuts (buonissimo) ci siamo diretti a Nakano, quartiere molto carino e costellato da negozietti locali. Al suo interno c’è uno dei Mandarake, catena famosa dedicata ai fumetti e videogiochi, presente con una miriade di negozi anche in questo quartiere. Immancabili gli acquisti di qualsiasi cosa anche di vagamente simpatico incontrassimo nella nostra sortita, ma in fondo si vive una volta sola…
Dopo un rapido pranzo da Lotteria, ci siamo diretti verso Tokyo Dome City, uno splendido complesso che ospita lo stadio di baseball, negozi, bar, ristoranti e in generale trasmette un’atmosfera allegra, sana e divertente, che dovrebbe essere presa a modello (non mi stancherò mai di dirlo) anche per gli stadi nostrani, che spesso invece allontanano donne e famiglie e in generale si riducono alla fruizione sola della partita. Ovviamente non ci siamo fermati qui, e abbiamo acquistato tre biglietti per la partita Tokyo Giants-Red Carps, un incontro della Major League Giapponese. Inutile dire che ho comprato una maglia e la pallina della squadra, una volta entrati all’interno dello stadio mi ha colpito la sua architettura e l’estrema organizzazione in tutti i settori. L’immancabile particolare curioso è stato rappresentato dalla presenza di oltre cinquanta ragazze che facevano incessantemente avanti e indietro tra tutti i settori dello stadio, trasportando bibite, mangiare, snack e birre di diversa marca. Alcune avevano in spalla uno zaino enorme contenente birra, che versavano tramite un tubo, pensate a Ghostbuster e ne avrete un’idea…Anche se l’efficenza era estrema e non passavano più di 2 minuti tra la possibilità di comprare qualcosa e la successiva, onestamente mi hanno fatto un po’ pena queste ragazze, letteralmente massacrate dalla fatica e dal sudore a fine partita, tanto che ad una gli offerto alcuni fazzoletti per asciugarsi dal sudore…
Assistere ad una partita Giapponese di baseball è un’esperienza che almeno una volta va fatta, trasmette allegria grazie ai cori dei tifosi, che fanno casino dall’inizio alla fine anche su note di canzoni occidentali, che sono associate ad ogni giocatore. Lo sport in se non è male, ma dal mio punto di vista ci sono troppi tempi morti e il ritmo non è dei migliori. Detto questo, l’unico Home Run della partita è stato eseguito da Ogasawara, il numero 2 stampato sulla maglia che avevo comprato prima della partita :–D
L’ottavo giorno abbiamo deciso di portare un po’ in giro Pietro, prima volta per lui in Giappone, e quindi siamo andati nell’ordine ad Asakusa, zona piena di splendidi templi ma un po’ troppo commerciale e contornata da turisti e Ueno, quartiere che può fregiarsi di un bellissimo parco e di tante bancarelle dove acquistare prodotti tipici. Dopo un rapido passaggio in hotel per una doccia, ci siamo diretti a Shinjuku, quartiere mondano e stracolmo di giovani (anche di Lunedì…) dove tra le altre cose abbiamo cenato in un locale vecchio stile nel quale fanno un Ramen (gli spaghettini in zuppa che si vedono spesso nei cartoni animati) davvero squisito, assolutamente da provare.
Domani ultimo giorno di relax, poi si parte con le visite agli uffici Sony e Konami per visionare i loro nuovi giochi, ed il giorno successivo con la fiera, la pacchia sta per finire!