Anche io, da piccolo, ho vissuto la fase di vera Console War: mentre leggevo Zzap! e poi Console Mania, patteggiavo decisamente per SEGA, in una maniera se vogliamo più genuina perché non ce l'avevo con nessuno, semplicemente speravo che i titoli su Mega Drive avessero voti migliori, esclusive più numerose e successo maggiore. Una volontà personale, insomma, che ha subito un duro colpo con l'avvento del Saturn e soprattutto del Dreamcast, console che ho letteralmente adorato ma mai sfruttata a dovere prima della dipartita della casa di Sonic.
Contestualmente, però, e senza impelagarmi in discorsi legati alle pratiche aziendali molto aggressive che l'hanno contraddistinta, ho sempre considerato Nintendo la software house per eccellenza e testimone del videogioco nell’accezione più pura del termine, senza fronzoli ma con una qualità e divertimento altissimi. Alla fine ho posseduto ogni console della grande N e anzi considero il Game Cube una delle migliori che abbia mai avuto in età adulta; mi ha sempre messo gioia vedere un prodotto o pupazzo Nintendo, perfino il suo stand all'E3 di Los Angeles, e pur senza essermi mai innamorato perdutamente di una maniera di fare videogioco per me incompleta, ne ho avuto sempre massimo rispetto.
Mr. Iwata è l'esemplificazione moderna di questo processo, un omino simpatico, umile e con la capacità di prendersi in giro, anche quando lo scontro tra culture, quella giapponese verso il resto del mondo, si è fatto più arduo a causa di divergenze sempre maggiori.
Tra i fautori del successo clamoroso di Wii e DS, non si è mai piegato alla serializzazione dei brand Nintendo in un mercato sempre più orientato al profitto massimo per sostenere i costi crescenti, ancora di più dinnanzi all'insuccesso (commerciale) di Wii U che avrebbe suggerito un cambio di rotta difficile da digerire per i fan più assidui. Sono sicuro che invece con NX vedremo applicata questa consapevolezza senza snaturare Nintendo e la sua filosofia: da giocatore che ha la fortuna di apprezzare tante sfaccettature videoludiche, molte delle quali profondamente diverse da quella della grande N, viene da dire sinceramente grazie a Mr. Iwata e i suoi collaboratori, col sorriso sulle labbra per aver avuto la fortuna di averne abbracciata una particolarmente intrigante, imprescindibile per il proprio bagaglio culturale.