Il 1 aprile Twitter eliminerà definitivamente la spunta blu per tutte le persone che erano state verificate col precedente metodo pre Elon Musk – ovvero individui e aziende di una certa rilevanza mediatica – allo scopo di prevenire furti di identità o account copia.
Rimarrà solo la verifica a pagamento mediante Twitter Blue, che al costo di 7-11 euro al mese (a seconda dell’abbonamento mensile o annuale, via web oppure iOS/Android) permetterà in maniera indistinta di ricevere la spunta blu assieme ad una serie di funzionalità come la modifica dei Tweet e un maggior numero di caratteri a disposizione, fino al posizionamento in cima alle risposte e percorso prioritario tra gli account suggeriti.
Prima di giudicare questo cambio di strategia da parte di TwitterMusk, vi racconto la mia esperienza con le spunte blu che da qualche anno ho sui miei account Facebook e Twitter.
Parto proprio da Facebook: sono stato uno dei primissimi in Italia a riceverla 7 anni fa, senza farne richiesta, perché era un periodo nel quale ero molto esposto su Multiplayer.it dal punto di vista mediatico, e poco prima ero stato intervistato da Marco Montemagno su Sky come ospite in studio.
La spunta blu è sempre stata definita ufficialmente come una maniera per testimoniare l’autenticità di un account anche dinnanzi ai furti d’identità, ma è stata percepita invece come una roba per fare i fighi, per individuare personaggi famosi o con uno status “social(e)” superiore agli altri.
Come sapete non sono un personaggio famoso e nemmeno un politico o un artista con un seguito importante, sono noto nei campi nei tecnologia e food – nel picco di Multiplayer.it con decine di migliaia di persone che mi conoscevano o seguivano – e indubbiamente al conferimento della spunta anche io ho avuto questa percezione di esser diventato figo; percezione per fortuna durata solo qualche giorno perché poi me ne sono fregato altamente, come è giusto che sia.
All’inizio in realtà permetteva anche di accedere a funzionalità in anteprima con un’app dedicata, come ad esempio le dirette personali su Facebook, e indubbiamente quando ho fatto segnalazioni di account che avevano le mie foto, ho avuto risposte prioritarie.
Nient’altro, nel corso degli anni sono state di più le persone che mi hanno scritto in privato chiedendomi come fare ad averla che altro, fino a quando si è diffusa per un periodo la possibilità di comprarle sul mercato nero (e non sapete quante persone che conosco tra videogiochi e cibo potrei sputtanare :D) o comunque è stata abilitata la richiesta ufficiale col form dedicato.
Ne ho beneficiato a livello di follower? Non credo, quelli li ho sempre costruiti col lavoro. Ne ho beneficiato a livello di status sociale? Non ai miei occhi, magari a quelli di qualcun altro sì, ma appunto non essendo famoso e non avendo mai “lavorato” per esserlo, al massimo ho beneficiato di quelle volte in cui ho ricevuto offese pesanti o furti di immagini, ricevendo un’attenzione, forse, più rapida.
Su Twitter invece ho fatto richiesta della spunta blu personale in concomitanza con quelle (al tempo ero anche Social Media Manager) per Dissapore, Multiplayer.it, HD Blog e Movieplayer; pure qui mi è servita per segnalare rapidamente qualche fake o offesa e poco altro: i follower sono saliti unicamente quando pubblicizzavo l’account Twitter su altri canali e quando ho smesso sono rimasti sempre piuttosto stabili.
Vi racconto un aneddoto divertente in tal senso, una volta ebbi un alterco con un tifoso della Juventus, ovviamente dal mio lato super pacato, e mi rispose “Lei perché ha la spunta blu, si identifichi” a cui non potetti fare altro che rispondere “Chiami la polizia di Twitter”.
Torniamo ai giorni nostri: quando Elon Musk annunciò di voler eliminare il sistema “Lords & Peasants” di Twitter con le spunte blu, ovvero un sistema classista, fui abbastanza incuriosito anche perché come detto della spunta blu nella pratica mi interessava praticamente zero, anzi la mia presenza online è sempre stata impostata sul rispondere a TUTTI anche in privato e accogliendo ogni invito di chiacchiera, diretta o presenza dal vivo. Oggi però Twitter Blue diventa ancora più classista di prima: si paga per essere più più in alto e consigliati, tranne casi estremi può essere verificato anche chi trolla oppure è tossico, le organizzazioni devono pagare migliaia di dollari per avere la spunta oro.
Alla fine quindi, dopo aver acquistato Twitter per 44 miliardi di dollari, Elon Musk vuole – se vogliamo giustamente – monetizzare pesantemente, con un sistema però molto distante dalle premesse iniziali e ancora più classista.
Personalmente valuterò se abbonarmi al servizio per 84€ l’anno, soprattutto se reputerò utili le funzionalità di modifica e maggior numero di caratteri.
Twitter però è di gran lunga il Social Network che utilizzo di meno per lavoro e personal branding, la mia “cloaca” (sempre pacata) di argomenti: gradirei tantissimo un livello di abbonamento più economico che non includa la spunta blu, a questo giro con grande piacere farei parte dei “Peasants” che Elon Musk ha provato inizialmente ad ammaliare.