30 volte in Giappone, perché sarò sempre grato

Pubblicatoil Mar 25, 2023

Il Giappone per me è tante cose.

La prima volta, nel 2003, era come coronare un sogno, dopo aver somatizzato per anni quel disagio agrodolce trasmesso dalla sua letteratura e da tanti anime, la filosofia nipponica, gli stilemi così distanti dai nostri. Per larghi tratti era proprio come me lo ero immaginato, un arricchimento costante per gli occhi.

Il primo Tokyo Game Show, inviato per i lettori di Multiplayer.it come se fossi in missione per raccontare tutto di un mondo così distante, sette ore in avanti come lasso di tempo.

L’arrivo e le prime 48 ore nelle quali raramente dormivo per l’adrenalina e l’eccitazione, le musichette della Yamanote Line, la tipografia completamente diversa dalla nostra, la volontà di non perdermi nemmeno il più piccolo dettaglio.

I primi “alterchi” con la lingua giapponese, l’assenza dell’inglese diffuso nei primi anni, il primo viaggio extra lavoro per venti giorni a 24 anni, da solo, fuori Tokyo, alla scoperta di cose per me incredibili seguendo le persone senza capirci nulla, ma riscontrando sempre una grande gentilezza e disponibilità.

Lo scontro tra culture, da napoletano flessibile vs giapponesi apparentemente super inquadrati: non avete idea di quante cose ho imparato e quante ne ho anche trasmesse. La più importante? Fare poche promesse e dannarsi per mantenerle, dire una cosa e pensarla e farla per davvero, senza dietrologie o approfittarsene del prossimo.

I videogiochi, immersi nella quotidianità come da noi lo sono solo musica e cinema. Le innumerevoli interviste a Hideo Kojima, la pasta di Gragnano che ho portato a Shinji Mikami.

Quelle a Kazunori Yamauchi di Gran Turismo, come quella volta che avevamo 10 minuti per giornalista e, scaduto il mio tempo con la PR super intransigente, ho chiesto a Yamauchi San del suo ufficio con cantina dei vini, e ci siamo fermati altri 10 minuti a parlare come se nulla fosse e in barba alle tempistiche.

Nobuo Uematsu incontrato in un’ascensore e abbracciato come se fosse una persona a cui dovevo le innumerevoli ore passate ad ascoltare la sua musica.

Il momento in cui potevo andare a vivere in Giappone per davvero, poi il fidanzamento di oltre due anni con una giapponese. Sapevate che abbiamo pensato di sposarci e poi invece è saltato tutto?

Le 30 volte in Giappone, ogni volta contento e curioso come se fosse la prima volta.

Il percorso dei videogiochi che ha raggiunto l’apice, e quindi l’intuizione di andare un giorno in Ambasciata d’Italia a Tokyo in giacca e cravatta per conoscere l’Ambasciatore, e cominciare un nuovo percorso che si è materializzato nella creazione di eventi e un filone dedicati al cibo, che mi ha permesso di tornare in questo posto 2-3 volte l’anno.

Soprattutto l’aver fatto tante amicizie e conoscenze, che si sono materializzate in INFINITI momenti indimenticabili che mi hanno reso una persona migliore e riconoscente, facendomi apprezzare ancora di più, pensate un po’, quello che avevo finanche in Italia e nella mia Napoli.

Mi sento estremamente fortunato per avere questa possibilità di vivere cosi nel profondo il Giappone, ma anche consapevole che tutto quanto raggiunto è stato frutto della mia volontà, senza nulla di dovuto o messo su un piatto d’argento. Con la gioia di sapere che non è finita qui, che ci saranno ancora tante volte.

じゃあ また 🇯🇵