Sono una persona che ama le passioni, che non accetta le cose in maniera passiva e per la quale ogni aspetto della vita deve avere un significato, altrimenti viene scartato. Amo tante cose, e amo la tecnologia nella misura in cui mi ha permesso di fare cose che mi soddisfano, di lavorare, di passare parte del mio tempo libero in maniera piacevole, di scoprire cose che altrimenti non avrei mai scoperto, di potermi dedicare a quello che mi interessa senza perdite di tempo, di rendere le cose lontane talvolta vicine.
Diversi (molti) anni fa mi sono detto: a me piace la tecnologia, con la tecnologia ci lavoro ogni giorno, perché non associarle un qualcosa che vada oltre il mero utilizzo, perché non abbracciarne una filosofia di fruizione e di risultati?
Apple e Steve Jobs rispondevano nella migliore maniera a questi requisiti.
Badate bene, questo non vuol dire non criticare o accettare in maniera incondizionata tutto, ma notare come una persona ed un’azienda, al di là dell’interesse principale di fare soldi e soppiantare la concorrenza, abbiano contribuito in maniera decisa ad accelerare un processo di digitalizzazione nel compromesso migliore possibile per le persone comuni e intrecciandolo con l’arte, la musica e la libertà di espressione.
E Steve Jobs, un comunicatore incredibile con idee chiaramente fuori dal comune che talvolta hanno anticipato i tempi, una persona con una vita estremamente interessante, al punto tale che mi ha portato a consumare centinaia di migliaia di caratteri sottoforma di libri, biografie e siti di tecnologia.
Una persona che rendeva interessanti le sue presentazioni anche quando erano basate sul nulla, il cui discorso alla Stanford University verrà ricordato per sempre e sarà sempre fonte di ispirazione, una persona che sento di stimare e apprezzare molto di più di tante che conosco realmente, perché non andando oltre i confini di quello che merita è davvero riuscita a fare qualcosa, una piccola rivoluzione per il mondo della tecnologia e della comunicazione, che inevitabilmente ha toccato altri aspetti della vita di tutti i giorni.
Logico che per tanti la sua morte non farà ne caldo ne freddo ed è anche giusto così, non c’è nulla di male nel fruire anche del suo operato senza saperne nulla o criticarlo su certi aspetti ritenuti importanti, ma vedo egualmente normale la stima e il dispiacere per chi come me agisce sui presupposti che ho scritto qualche riga più sopra.
In tal senso mi fanno ridere sedicenti espertoni del campo o comunque persone ‘informate sui fatti’ che fanno battute sarcastiche o frasi fatte giusto per andare controcorrente, probabilmente sono dominate da ignoranza e stupidità, due dei mali più difficili da debellare anche nel ventunesimo secolo.
Per rispondere infine alla domanda del titolo, sì e in quella maniera egoistica che ci contraddistingue un po’ tutti, chissà ancora cosa avrebbe potuto dare a questo mondo in altri 20 o 30 anni di vita.