Fa un po’ strano scrivere sul blog personale di qualcun altro. Anche perché probabilmente nessuno di voi mi conosce, eccetto forse qualche irriducibile di Multiplayer.it (a cui magari sto anche sulle scatole). Fatto sta che il buon Tanzen, dopo aver mandato a quel paese Alfa Romeo, si è gentilmente offerto di concedermi questo spazio per raccontarvi una mia recente disavventura con Fastweb. Sì, l’operatore telefonico del #nientecomeprima e della trasparenza coi clienti.
Tutto ha inizio a metà agosto: per una serie di motivi di cui giustamente non vi frega nulla, in quel periodo ho deciso di trasferirmi da Perugia a Terni (dove tra l’altro si trova la redazione di Multiplayer.it, ndr). La prima preoccupazione durante la ricerca della nuova dimora per chi fa un lavoro come il mio e di Antonio, potete immaginarlo, è verificare che l’indirizzo disponga di una buona tecnologia internet. Nel mio caso, pensando di facilitare la pratica, ho cercato casa in una zona della città dove Fastweb potesse garantirmi la stessa offerta che avevo a Perugia, ovvero Fibra a 100 Mega. In questo modo, stando ai rassicuranti operatori del servizio clienti, il tutto si sarebbe dovuto concretizzare in massimo 25 giorni.
Ma quando mai!
Dal 7 agosto 2017, giorno della prima richiesta, sono passati quasi quattro mesi, sono state archiviate sei pratiche per reiterati disallienamenti dei loro sistemi, mi sono stati addebitati 100 euro per servizi mai usufruiti e ho perso letteralmente decine di ore in attesa di discutere con impotenti operatori al telefono. A tutto questo andranno poi aggiunti 70 euro per la gestione della pratica di trasloco e 3 euro per un servizio, Ultra Fibra, che gli amici di Fastweb hanno pensato bene di attivarmi l’11 ottobre, senza consenso, 20 giorni prima dell’inizio del periodo di gratuità dello stesso. Alla faccia della trasparenza!
Il 21 novembre, però, inaspettatamente Fastweb è riuscita ad avviare il trasloco. L’operatrice incaricata di portarmi la notizia non sapeva nulla di eventuali rimborsi a mio favore per compensare il ritardo. Né della raccomandata con la richiesta di risarcimento inviata qualche settimana fa. Ma non fa niente. Sono sicuro che ne sapranno di più gli addetti al servizio amministrativo di Milano, quando dovranno rispondere del disservizio di fronte al Conciliatore del CORECOM.