Fede religiosa, e la marmotta confezionava la cioccolata?

Pubblicatoil Gen 5, 2013

Qualche tempo fa ho accompagnato mia madre a Collevalenza, nel perugino, allo scopo di visitarne il santuario. Abbiamo pranzato li, e fatto amicizia con alcune persone vicino al nostro tavolo, perlomeno fino a quando alcune di esse hanno cominciato ad attaccare un pippone sulla religione, esistenza di Dio, l’avere fede e che grazie a queste cose la vita va meglio. A quel punto non ce l’ho fatta a stare zitto e ho cominciato a discuterci, fino ad arrivare a parlare di preti pedofili, accettare l’esistenza di Dio come ce l’hanno spiegata e così via.

Partiamo da una sacrosanta e se vogliamo amara verità, sono cattolico innanzitutto perché nato in un paese cattolico, se fossi nato altrove, sarei stato buddista, musulmano e così via, il che è già una base di partenza piuttosto problematica per accettare le cose come dato di fatto.

D’altronde è da quando andavo all’asilo che chiedevo il perché delle cose, secondo me è requisito fondamentale per concordare o meno, accettare o meno quello che mi accade attorno e una nozione che ho appena appreso.

Impossibile quindi per accettare la religione nella sua accezione completa, dare per scontate così tante cose, credere che basta credere affinché le cose vadano meglio. Anche perché la religione stessa è fatta di persone, volubili, incoerenti, che professano in una maniera e agiscono in un’altra. Qualche anno fa sono stato ad esempio in Portogallo per vacanza e ho accompagnato due persone a Fatima, in quel frangente ho letto un libretto di cose da non fare, molto più dei dieci comandamenti, e quando ho detto al prete che sarebbe stato impossibile seguirle tutte, ho ricevuto una risposta del tipo “basta pentirtene poi”.
Scommettiamo che fra qualche anno (decine?) l’uso del profilattico verrà consigliato anziché osteggiato?

Detto questo, condivido alcuni principi del cattolicesimo, mi fa piacere pensare che credere a qualcosa possa aiutare in taluni frangenti e dare un senso alla propria giornata in altri, ma non mi piace questa banalizzazione univoca imposta appunto per fede, quando persone uguali a me la pensano differente in altri posti del mondo, e si può credere in tante cose diverse, anche più reali.

Sia ben chiaro, ognuno è libero di credere o professare quello che vuole, l’importante è non invadere il pensiero e lo spazio altrui, cosa che purtroppo capita con le religioni e mi è capitato in prima persona in tempi passati…se poi vogliamo metterla anche sull’interessante e sul piano dello studio, il concetto di Karma o lo Shintoismo, ad esempio, sono per alcuni versi fighissimi ;)