La diatriba attorno alle medie voto legate ai videogiochi, ma anche album musicali, film e altri mezzi di intrattenimento, è argomento di discussione da anni. Il problema è che sta diventando sempre di più metro di paragone per i prodotti stessi e anche per chi li recensisce, appiattendo, di fatto, qualsiasi tono critico in un verso o nell’altro.
Questo perché si ignora completamente il fatto che all’interno della media ci sia una varietà di voti enorme, siti di estrazione differente, specializzati o generalisti.
Banalizzare quindi il giudizio di un gioco o di una recensione in relazione alla media è dal mio punto di vista peccato mortale.
Come giornalista mi sento frustrato nel leggere centinaia di commenti al proposito, perché se da un lato ho sempre lottato contro la pressione dei PR che non sempre ci permettono di fare il nostro lavoro al meglio, alla stessa maniera voglio essere libero, basandomi sulla mia esperienza che non è proprio banale, di giudicare e votare un gioco come più mi aggrada e per come mi sento, senza preoccuparmi se la mia è una voce fuori dal coro in positivo oppure in negativo.
Senza fare riferimenti esterni prendo in esame la mia ultima recensione di Killzone: Shadow Fall, al quale ho dato 8.7 a fronte di una media di 7.4.
Nel dettaglio sono state prese in esame 18 recensioni, di queste, dieci hanno espresso un voto positivo, otto no.
Se andiamo a vedere queste ultime, troviamo nomi illustri come Polygon (lo stesso che ha dato SETTE a The Last of Us), siti sconosciuti o testate generaliste che parlano poco di videogiochi come il Toronto Sun.
In altri casi mi è capitato di essere perfettamente in media o più sotto…con una forbice così ampia, pubblicazioni così differenti nelle opinioni e nelle cultura videoludica, è davvero possibile ridurre il tutto ad una media? Chi decide poi se uno ha ragione o meno?
In linea teorica non dovrebbe farlo nessuno perché è un parere soggettivo supportato, si spera (ovvio che ci siano figure poco professionali in giro), da esperienza e da tanti caratteri scritti che ne spiegano la motivazione, nella realtà è l’utente acquirente che dovrebbe “tararsi” sulla testata e su chi scrive.
Come farlo è semplice, dopo un certo numero di recensioni è possibile capire la tendenza, le preferenze del redattore specifico e quanto è più o meno tollerante su un particolare genere. Ma non solo, dopo aver giocato alcuni titoli in prima persona si può capire se ci si trova d’accordo col giornalista e quindi fidarsi o meno per eventuali recensioni future di chi ha la fortuna di testare/giocare in anteprima.
Se si vuole avere un riferimento Metacritic va benissimo, per carità, e permette di accedere rapidamente a tutte le opinioni su un prodotto.
Ma, almeno in questo caso, “in medio stat virtus” un paio di palle :)
I commenti classici sono superati, se vuoi continuare la discussione scrivimi su Twitter: @Tanzen.