Yokohama, passando per Odaiba e Roppongi

Pubblicatoil Set 12, 2010

Gli ultimi tre giorni sono stati piuttosto intensi, dopo lo shopping iniziale ho letteralmente macinato kilometri a piedi e metropolitana per visitare nuovi e vecchi posti, spesso alla cieca o in modalità “passiva” per saggiare di petto quello che poteva accadermi attorno, secondo me è la maniera migliore per vivere un posto e una cultura estranea alla tua…
Detto questo, venerdì è stata una giornata dedicata ad Ikebukuro e in piacevole compagnia, al di là del quartiere sul quale mi sono già dilungato in passato (e che sicuramente è uno di quelli in grado di offrire di tutto e a 360 gradi) ho intrattenuto un bel po’ di conversazioni interessanti sulla cultura giapponese.
Il suo punto di vista mi sembra essere decisamente più aperto della media, non a caso talvolta ho potuto avvertire una certa frustrazione nelle parole, vuoi per i circoli chiusi nelle amicizie, vuoi per quel rispetto così profondo che in talune occasioni è inutile, vuoi perché gran parte delle persone che vivono in Giappone sono chiuse o esprimono poco i propri sentimenti non per scelta ma per educazione, perché è così e bisogna accettarlo. Se non lo fai sei tu lo strano, e quello che ne paga le conseguenze nella vita di tutti i giorni o magari al lavoro, seppur a ragione sei molto più aperto mentalmente.
Nota a margine simpatica, mentre passeggiavamo abbiamo incrociato un negozio che vende tutto a 100 yen, la cosa incredibile è che all’esterno dello stesso c’erano SETTE persone che con megafoni, bandiere o altro pubblicizzavano il negozio stesso sparsi a pochi metri di distanza, una bella ottimizzazione di costi e risorse umane :D

Al ritorno la sera ho beccato all’uscita della stazione Juli Fukatsu, artista (pare) emergente che si esibisce anche in strada, ho realizzato una piccola clip che metto qui di seguito:

Sabato sono tornato invece ad essere solo soletto e a fare due passi prima a Ginza visto che c’erano alcuni festival e strade chiuse di conseguenza, una marmaglia di gente che attraversava il quartiere da fighetti per antonomasia, nel senso che è possibile trovare tutte le grandi firme anche straniere e dove un caffè può costare 10 euro…un posto da visitare una volta, ma sicuramente uno dei meno passionali di Tokyo.

Ginza

Ad Odaiba sono ritornato invece perché la traversata col treno sul Rainbow Bridge è sempre un piacere così come la baia, eccezion fatta per la riproduzione in miniatura della Statua della Libertà, davvero inguardabile :D

Odaiba è anche luogo di alcune stazioni televisive, dell’ultima roccaforte SEGA (Joypolis) e del primo onsen che abbia mai provato in vita mia diversi anni fa, mi ricordo ancora che scritte unicamente in Kanji e non essendomi informato prima ho semplicemente copiato il comportamento delle persone che entravano prima di me, dalla svestizione per arrivare all’uso di vasche, sali e quant’altro :)

Rainbow Bridge Odaiba

La notte (treno a mezzanotte) invece ho deciso di fare una capatina a Roppongi, luogo che ho visitato diverse volte in passato (Roppongi Hills ha il suo perché) e anche la sera per andare a ballare con i colleghi/amici, visto che è il luogo più famoso per trovare musica “occidentale” e un minimo di interazione con persone del posto che parlano inglese.
In realtà la Roppongi notturna rappresenta per buoni tratti la parte degradante sociale e culturale di Tokyo e probabilmente di tutto il Giappone…tra le migliaia di persone che affollano le strade c’è infatti tanta gente di colore o indigena che ti ferma ad ogni angolo per offrirti massaggi o incontri con donnine, alcune addirittura sesso gratuito (voglio vedere dopo che ti succede :D), ci sono tanti gaijin (stranieri) che vanno li perché pensano che le donne asiatiche siano facili, e perché tra le tante ci sono appunto ragazze che masticano bene l’inglese e che vanno li per fare conoscenza con i gaijin di cui sopra, in un luogo per alcuni tratti di perdizione dove però entrambe le parti combaciano. E’ un posto dove al mattino verso le 5 e oltre vedi scene pietose di persone che non si reggono in piedi, si addormentano sul marciapiede, vengono trasportate a fatica, sembra un campo di battaglia che rappresenta uno dei più grossi ossimori della cultura giapponese, tanto casta, piena di pudore e rispetto da “normale”, oltre limiti ai quali nemmeno noi siamo abituati e talvolta perfino sgradevole sotto gli effetti di alcohol che i giapponesi faticano a reggere anche in dosi moderate.

Adesso ho forse calcato un po’ la mano, ma per capirci Roppongi è un luogo dove si va per due precisi scopi, da un lato divertirsi con gli amici (di contraltare ci sono tanti che si divertono e basta, vista la quantità enorme di persone che gira), dall’altro andare dritto al sodo.

Sperando che nessuno faccia uno sbagliato (e al quale risponderei con un bel sticazzi in caso contrario :D) 2+2 nei miei confronti, la serata l’ho passata principalmente in un locale a bere qualche birra ed è stata anche piacevole perché alla fine sono stato “adottato” da alcune persone nel chiacchierare e ballare assieme a loro, tra le cose simpatiche che mi sono capitate ci sono sicuramente i continui “campai!” che i vari gruppetti di giapponesi mi proponevano e quando una coppia di ragazzi un po’ più giovane di me si è avvicinata e mi ha chiesto di dove fossi. Alla risposta di essere Italiano hanno sorriso e chiesto l’età, io ho chiesto a mia volta di indovinare e hanno risposto dopo una consultazione 20 anni (sarà stato l’acohol per loro e il fatto che la luce bassa non mostrava i capelli bianchi :D).
Quando invece ho detto che ne avevo 30 sono rimasti sorpresi e la ragazza prima di andarsene mi ha chiesto di fare una foto assieme a lei, mentre l’amico (o fidanzato) scattava.
Non ho trovato una spiegazione logica per questa cosa, se non il ricordo di quando Asuka mi aveva detto che assomiglio non poco ad un noto comico giapponese :D

Artista di strada

Detto questo, oggi dopo pranzo mi sono diretto a Yokohama, seconda città del Giappone che dista una quarantina di minuti di treno da Tokyo, non l’avevo mai visitata e ho colto quindi l’occasione seppur l’essere partito tardi non mi ha permesso ne di fare un tour della fabbrica della birra Kirin ne di vedere il muso del Ramen, che necessitano quindi di una seconda visita. In realtà la partenza è coincisa con un piccolo giallo, perché ero rimasto con pochi spiccioli e purtroppo non è affatto facile trovare un bancomat che accetti carte di credito internazionali per il prelievo…dopo averne cercato uno inutilmente ho deciso comunque di andare a Yokohama avendo giusto i soldi per il biglietto di andata e ovviamente la carta per mangiare e altro pagando direttamente, che poi avrei nuovamente cercato per il ritorno (o fatto casino al centro informazioni :D).
Destino ha voluto che mentre una volta arrivato stavo per pagare il resto della tratta (avevo fatto il biglietto base, in ogni stazione poi ci sono delle macchinette dove paghi la differenza corretta e ti stampano quello per uscire) e inserire i miei ultimi 500 yen, è arrivato un vecchietto arzillo che ha cominciato a parlare in giapponese senza fermarsi, mi ha annullato la transazione e mi ha dato un biglietto tra quelli che aveva in mano, dal valore di 130 yen e probabilmente proveniente quindi dalla stazione precedente e non dalla lontana Ikebukuro. Se li è fatti dare da me (ci capivamo a senso :D) e mi ha fatto uscire con quello, onestamente dubito sul suo buon cuore nel farmi pagare di meno, ne aveva anche altri in mano e anche se è uscito dalla stazione con me, chissà cosa ci faceva :D Per la cronaca poi un 7eleven aveva un ATM che accettava la mia carta.

Detto questo, Yokohama non mi è dispiaciuta affatto, a parte la sezione dei grattacieli più alti piuttosto asettica sembra una versione più “rilassata” di Tokyo, dove le strade sono ugualmente curate ma negozi e ristoranti non si sviluppano verticalmente in un vortice di colori e confusione ma sono sempre a fronte strada con la parte residenziale in testa.
Magari attraversi un paio di vie molto tranquille e senza negozi ma subito dopo sempre e comunque trovi il fast food, il ristorante, la botique di vestiti e quant’altro, una sorta di “acceso/spento” continuo di vita cittadina che mi ha fatto davvero una bella impressione.
La parte della città che affaccia sul mare segue questa filosofia estremamente calma e suggestiva, restituisce un bellissimo colpo d’occhio e grazie alla disposizione mai aggressiva di luci soffuse, colori e posti da visitare offre un’atmosfera piuttosto unica e piacevole che mi è piaciuta non poco.

Dulcis in fundo e continuando nella lunga camminata sul lato mare, mi sono imbattuto in uno spazio da concerti all’aperto molto grande dove si stava esibendo Otsuko Ai, cantante pop idol che mi hanno detto essere molto famosa da queste parti, e che ogni anno tiene un concerto per celebrare il suo anniversario da quando ha cominciato a cantare.
Seppur a pagamento (70 euro a biglietto) l’audio era perfetto anche all’esterno e c’erano diversi posti dai quali era possibile scorgere i megaschermi presenti sul palco, non a caso c’erano centinaia di persone anche all’esterno della struttura che scroccavano :D

Anche in questo caso ho registrato una breve clip:

Il Tokyo Game Show si avvicina, è quasi tempo di indossare i panni lavorativi :)