Museo del Rhum, della Canna da Zucchero e delle Banane

Pubblicatoil Gen 25, 2013

Nella giornata di ieri ci siamo presi la prima pausa dalle spiagge per visitare l’entroterra di Martinica, e in particolare alcuni musei presenti sull’isola.

Il primo, immancabile, è stato quello del Rhum di Saint James, produttore agricolo tra i più rinomati (l’altro è Clement, più internazionale) che mette a disposizione una visita gratuita dove vengono spiegati tutti i passaggi dalla fermentazione fino all’imbottigliamento. Inutile dire che esistono tantissime variazioni sul tema, al bancone degli assaggi ne abbiamo provato uno invecchiato di dieci anni e un altro più “giovane” in un bicchierino con zucchero e lime. La qualità è decisamente superiore alla media nostrana alla quale siamo abituati; anche se in realtà non sono questo grande estimatore del Rhum era impossibile non portarsi qualche bottiglia (da regalare) a casa.

Il museo della canna da zucchero è il naturale completamento di quello del Rhum, visto che ne è ingrediente principale; in questo caso abbiamo appreso la storia della nascita del Rhum stesso e della produzione sempre più crescente della canna da zucchero, divenuta risorsa economica principale di Martinica. Dallo schiavismo ai salari molto bassi, fino alle imposizioni dei francesi nell’esportare tutto lo zucchero di canna in Francia; in questo paese c’è una cultura decisamente elevata attorno a questo prodotto e nei negozi una quantità impressionante di variazioni sul tema, con quello “classico” prevedibilmente più buono di quello venduto in Italia.

Ancora più interessante, dal mio punto di vista, il museo delle Banane. Questo perché meglio curato dei precedenti, più ampio e descrittivo, con la traduzione anche in inglese di tutto il processo di raccolta, la nascita e la diffusione in tutti i paesi tropicali del mondo.
Le origini sono da attribuire alle indie occidentali, attualmente esistono oltre mille differenti tipi di banana, alcuni dei quali abbiamo ammirato grazie alla camminata nel parco dedicato.
Le piante di banana non sono alberi ma erbacei, pur crescendo fino a cinque sei-metri di altezza; c’è una sorta di monopolio da parte di Chiquita e Del Monte, e anche se in Martinica rappresentano il 40% della produzione, i primi due hanno una rete distributiva nettamente più aggressiva. La visita al museo è terminata con degustazione di vari prodotti alla banana, compreso un Ketchup agrodolce che mi ha sorpreso in quanto in generale non apprezzo salsine varie che vanno a modificare il gusto originale.

Dulcis in fundo, sulla via del ritorno abbiamo trovato un villaggio di artigiani all’interno del quale c’erano diversi negozi che vendevano vestiti e creazioni fatti a mano, molto più interessanti dei negozi dove la mano della civilizzazione francese ha fatto, dal mio punto di vista, molti più danni.