Le mie interviste imbarazzanti

Pubblicatoil Feb 10, 2015

Sembra passato meno tempo, ed invece sono quasi sedici anni che lavoro come giornalista o presunto tale nel campo dei videogiochi, prima a livello amatoriale, poi diviso equamente con l’altra mia passione, programmazione/reti, infine come unica fonte di sostentamento e scommessa di vita, nel 2007 quando mi sono trasferito a Terni nella sede di Multiplayer.it.
Le soddisfazioni sono state tante, ma non sempre è stato facile o divertente, ovviamente, e al di là delle responsabilità che sono chiare anche se l’argomento è frivolo, oppure le nottate passate per consegnare i pezzi in tempo o gestire le trasferte internazionali, c’è stato un percorso di apprendimento sia della lingua inglese sia delle meccaniche lavorative che ancora oggi è in atto, con una strada ancora lunga per perfezionarsi e affrontare tutte le situazioni al meglio.

Di interviste, ad esempio, ne ho fatte a iosa nel corso di questi anni, non tutte divertenti, non tutte utili o interessanti, qualcuna anche riuscita male.
Le più difficili e purtroppo non di rado inutili sono quelle con gli sviluppatori giapponesi, a causa di traduttori e interpreti che da un lato traducono male, dall’altro fanno enorme filtro sui pensieri che vengono espressi, col risultato di avere risposte sterili e raramente interessanti. Stesso destino per quelle a video, tecnicamente difficili a causa dei traduttori poco chiari e dal ritmo non sostenuto.
Tra le tante c’è stata quella che ho fatto per Final Fantasy XIII Lightning Returns, dove sono stato catapultato in una saletta senza il gioco e con OTTO giapponesi tra PR, sviluppatori e traduttori; ad ogni mia domanda tutti i presenti prendevano appunti e le risposte erano sibilline e sempre politicamente corrette, un incubo :D

INTERVISTE

L’episodio migliore ad ogni modo è targato 2001 durante l’E3 di Los Angeles, la mia prima fiera internazionale dopo l’ECTS di Londra del 2000. Eravamo in pochi e quindi tra i vari appuntamenti mi è toccato l’incontro in una saletta buia ed inquietante con uno dei responsabili di Logitech, per parlare di alcune tastiere generiche per PC senza vederle fisicamente.
Il mio inglese era ben lontano da essere quello attuale e il tizio parlava abbastanza a denti stretti; noi italiani quando non capiamo qualcosa in seguito ad una domanda diciamo sempre “Yes”, nel dubbio, e interpellato sulla mia presenza o meno alla presentazione di queste periferiche, gli dico “si” di istinto, capendo esattamente solo diversi istanti dopo. Il tizio mi chiede a quale delle tante fatte, io gli rispondo tremolante “giovedì”, lui mi dice che non c’era stata nessuna presentazione giovedì, e chiaramente infastidito (anche perché pure prima non è che avessi dimostrato chissà quale interesse sull’argomento) mi fa, “il nostro incontro finisce qui”.

A testa china me ne vado, ma una volta uscito comincio a ridere da solo per la situazione che si era creata :D

I commenti classici sono superati, se vuoi continuare la discussione scrivimi su Twitter: @Tanzen.