La mia prima fiera di videogiochi

Pubblicatoil Lug 16, 2023

Entrando in casa mia c’è una bacheca sulla quale ho appeso parte dei pass utilizzati nel corso degli anni come reporter di videogiochi e cibo, uno spaccato della mia carriera lavorativa condito da ricordi e viaggi in giro per il mondo. Il primo è datato settembre 2000 – 23 anni fa! – in occasione dell’ECTS di Londra, al tempo riferimento europeo per quanto riguarda il mercato videoludico. Avevo da poco compiuto 20 anni e la mia vivacità e rapporto con la lingua d’Albione erano decisamente peggiori; nonostante questo è stata una fiera indimenticabile, nella quale ho avuto modo di conoscere e intervistare Dave Parry, il cui titolo Sacrifice ha meritato il mio primo 10 in assoluto. Erano tempo d’oro anche per SEGA, suggellati da una conferenza su Dreamcast semplicemente spettacolare seguita da cori da stadio, momenti esaltanti che mi hanno fatto innamorare di questo lavoro e hanno dato in la a decine di fiere a venire.

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Pochi mesi dopo è stato il turno dell’E3 di Los Angeles, e se vogliamo l’emozione è stata ancora più grande, anche per il primo viaggio intercontinentale che andavo ad affrontare: la notte precedente non ho chiuso occhio, letteralmente, nell’attesa di partire e sperimentare dal vivo la fiera più importante al mondo dedicata all’intrattenimento videoludico.
In questi ventitré anni la mia esperienza è accresciuta in maniera esponenziale, grazie a decine (centinaia?) di press tour e fiere sparse in ogni dove, la fortuna di aver potuto intervistare personaggi importanti e quella di provare in anteprima giochi che hanno segnato la storia videoludica recente e non, per non parlare delle persone con le quali ho condiviso alcuni momenti lavorativi e personali tra i più importanti della mia vita.
Ancora oggi riesco ad affrontare questo genere di appuntamenti con passione praticamente immutata, senza battere ciglio dinnanzi a notti interminabili passate a scrivere o condividere momenti della trasferta. Con la consapevolezza che non tutto è per sempre: qualcosa bisogna lasciarla per strada, in favore di un percorso lavorativo che migliora e si evolve, sperando sempre per il meglio.