Il mio primo Mac

Pubblicatoil Ago 18, 2015

Il 24 gennaio 2014 Apple ha celebrato sul proprio sito ufficiale il trentesimo anniversario dalla nascita del Macintosh, grazie ad una pagina (purtroppo non più disponibile) molto carina all’interno della quale è possibile vedere tutti i computer prodotti fino ad oggi, anche a video, ed inserire il primo che si è acquistato, allo scopo di popolare e consultare alcune statistiche di utilizzo anno per anno.

La mia “storia” con i computer della mela morsicata è cominciata relativamente tardi, anno 2004 con un PowerBook G4 Alluminium. Tardi perché sono sempre stato appassionato di tecnologia ed informatica, ho avuto sin da piccolissimo console da gioco e il mio primo Personal Computer è stato un 286 di marca Amstrad, a cavallo tra le medie e il liceo scientifico.
Negli anni successivi c’è stato il corso di laurea in informatica, due società di networking, tanta programmazione e tempo speso sui monitor, per studio e diletto; qualsiasi cosa mi capitava sott’occhio diventava motivo di apprendimento, anche se poi non aveva applicazione pratica.

Il primo incontro serio con un Mac è avvenuto grazie al mio amico-collega Mauro; la sua opera di persuasione mentre ne mostrava il funzionamento era parecchio forte e naturale, e così nei mesi a venire mi sono informato su un eventuale acquisto, leggendo decine di siti (compresa la famosa pagina di Apple denominata “Switch to Mac”) e documenti vari. Complice un periodo florido a livello economico (vivevo ancora a casa, tra l’altro) ho optato per un PowerBook G4 Alluminium da 15 pollici, che sarebbe dovuto essere il portatile da appoggio al PC fisso principale.Tutto questo avveniva in concomitanza del mio lavoro comeistruttore Cisco System e del mio passaggio da caporedattore PC in Alternative Reality a responsabile della sezione Sony all’interno di Multiplayer.it, assieme ad una voglia sempre minore di aggiornare il PC costantemente per giocare. Voglia che ha preso il sopravvento del tutto nel 2007 e nei sei anni successivi, fino al mio ritorno felice all’ovile.

In realtà i propositi di utilizzare il PowerBook come portatile di appoggio hanno avuto durata breve: sono stato letteralmente folgorato dal sistema operativo e dalla portabilità (per il tempo) di questo Mac, l’approccio così semplice e usabile dell’interfaccia, la possibilità di lasciarlo acceso giorni e giorni senza colpo ferire, la non necessità di utilizzare firewall e antivirus vari.

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Mancanze ce n’erano, provenendo inoltre da Windows, ma al contempo conoscevo i sistemi operativi Unix grazie ad alcuni progetti lavorativi ed esami dati all’università.
Superato quindi il periodo iniziale di apprendimento, e qualche compromesso a causa di programmi equivalenti meno efficaci (ma altri di editing e desktop publishing più avanzati), mi trovavo a disposizione un sistema decisamente più piacevole da usare e con il quale potevo concentrarmi di più sul risultato rispetto al come ottenerlo, pratica che reputo importantissima quando si passano ore ed ore davanti ad un monitor.
All’epoca (e in parte ancora oggi, dieci anni dopo) il trackpad era qualcosa di fantastico e che non aveva eguali su PC, mi permetteva inoltre di accedere agli shortcut di tastiera senza muovermi troppo: oggi ne sono malato e non c’è programma per il quale non li utilizzi.
In tutto questo tempo non sono mai stato tentato di ritornare a Windows come sistema principale, negli ultimi anni ho approfondito molto Windows 8 (e ora Windows 10) e sul PC ho sincronizzato documenti, foto, mail e calendari grazie ai vari Dropbox, Evernote e compagnia; ritengo però ancora oggi i Mac e soprattutto OS X (perché è del sistema operativo che mi sono innamorato, al di là del grande senso estetico proprio di Apple) il sistema migliore per un utilizzo generale e professionale del computer, laddove Windows e Linux si sposano con casi più specifici, non ultimi i videogiochi.

Stiamo parlando ovviamente di computer che costano tanto e ancor più se confrontati con altri sistemi; c’è un fattore però assolutamente da non sottovalutare e che viene ignorato nelle classiche diatribe da bar: il valore dell’usato è nettamente superiore, e ogni qual volta ho aggiornato il mio computer sono riuscito a vendere il modello precedente ad un costo ben superiore al 50% del prezzo originale.

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