Gli errori comuni dei giornalisti con i PR

Pubblicatoil Set 4, 2015

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Qualche tempo fa ho pubblicato sul blog un decalogo dedicato agli errori comuni che i PR commettono nei confronti dei giornalisti di videogiochi, e che possono essere tranquillamente estesi ad altri media di intrattenimento. Il post è stato parecchio apprezzato ed alla fine invitava i PR a fare altrettanto: mettere alla luce quali sono le nostre mancanze nel rapportarci con loro.
La risposta è finalmente arrivata, la pubblico per intero e lascio la fonte anonima, come da richiesta. Dopo averli letti posso dire di essere piuttosto bravo, anche se potrei essere uno dei destinatari della ramanzina finale :D

Ciao Antonio,
ho visto che anche quest’anno hai pensato di creare la tua lista di errori che noi PR facciamo nei confronti dei nostri giornalisti e, hai fatto bene: un po’ di autocritica costruttiva non guasta mai.
Ed è per questo motivo che ho deciso di cogliere la tua provocazione e darti la visione dall’altra parte della barricata, ovvero cosa succede a noi PR quando dobbiamo relazionarci con la categoria: giornalisti videoludici!

Eccoti quindi gli errori comuni dei giornalisti con i PR:

1. Sbagliare il nome del PR quando inviano una mail: “Ciao Giuseppe, ho pensato proprio a te per questa cosa” – Giuseppe??!? – si, succede anche a noi

2. Sbagliare i nomi dei prodotti: “mi mandi Assassin Crud per 3DS Vita Go?”

3. Sbagliare i nomi dei publisher: “mi mandi The Last of Us per Xbox One?” – Scusa, cos’è che vuoi? A chi stai scrivendo a PlayStation o a Microsoft?

4. Scrivere mail completamente sgrammaticate: non dico la punteggiatura, ma le concordanze (maschile/femminile, refusi, singolari/plurali). Significa che tu la mail non l’hai nemmeno riletta, ma ti aspetti lo stesso che io presti attenzione a una cosa alla quale nemmeno tu sembri particolarmente interessato?

5. Abbandonare le normali abitudini di buona educazione: non salutare, non ringraziare e, soprattutto, scrivere “mi mandi…” o “mandami” – cosa siamo, dei juke box che a domanda rispondono? E poi il condizionale, questo sconosciuto: non ti assicuro affatto che tu riceverai una promo, al massimo, potrei mandarti qualcosa…

6. Scrivere la stessa email e re-inviarla ogni 30 minuti perché ti aspetti un feedback. Peccato che nella tua mail mi hai appena richiesto 4.575 asset diversi, ci vuole tempo per recuperarli e, come ti ho già risposto alla prima mail, sono in trasferta.

7. Telefonare per chiedere: “Perché non ho ricevuto la promo?” E tu li a rispondere che va fatto un ragionamento su chi deve riceverla perché in base al prodotto devi differenziare il target di riferimento…E lui: “Ma scusa, non mi mandi tutto in automatico?” E chi sei? Il Megadirettore Galattico, il potentissimo e subdolo Duca Conte Balabam?

8. Richiedere 3 – 4 promo dello stesso gioco per lo stesso sito perché la recensione la deve fare il redattore, il responsabile video, il collaboratore dall’altro capo della penisola per vedere come si comporta a un’altra latitudine… – e se io do tre promo a te, agli altri cosa do?

9. Avanzare richieste tipo lista della spesa (sempre senza salutare e/o ringraziare): “mi mandi:
a) Gioco 1
b) Gioco 2
c) Gioco 3
d) Gioco 4”

10. La triangolazione: a prima risposta negativa, il giornalista medio si rivolge al tuo pari livello, a quel punto, visto che non ci inventiamo balle quando diamo determinati tipi di feedback e anche il tuo pari dà risposta negativa, si rivolge al tuo diretto responsabile (o direttamente all’azienda nel caso di un’agenzia) che darà esattamente la stessa risposta fino alla scalata per il direttore marketing. I più ambiziosi arrivano addirittura al General Manager o ai responsabili delle sedi europee.

11. Richiedere in continuazione i gadget – come se fosse la presenza del gadget al giornalista a dare valore aggiunto al gioco

12. Pubblicare la mail ricevuta comprensiva di: “questo il link per scaricare gli asset”

13. Richiedere prodotti e servizi che non esistono. Invio del comunicato: “Al via Milan Games Week 2014”. Mail di risposta: “mi mandi la versione per Wii U?”

14. Pubblicare il comunicato stampa o la recensione senza mai provare nemmeno a dare un’interpretazione personale, ma limitarsi a fare il minimo indispensabile

15. Rifiutare/lamentarsi dei Press Tour perché sono stati invitati anche i giornalisti di altri siti – ho tre posti a disposizione e mando solo una testata per evitare gelosie?

Ovviamente anche nel mio caso si tratta di una generalizzazione senza alcun riferimento a qualcuno in particolare e spero che, casomai qualcuno dovesse prenderla sul personale, non si offenda.

Concludo con una piccola riflessione sulle persone e sui professionisti.
In quest’analisi ho volutamente escluso ogni riferimento alla “grandezza” delle testate e ai rispettivi “numeri”. È vero che migliori sono i numeri, maggiori saranno le attenzioni da parte dei PR, ma qui stiamo parlando, come dice la parola stessa, di relazione tra più persone ed è bene non dimenticare che dietro ogni email, ogni telefonata, ogni messaggio su whatsapp c’è sempre una persona che sta facendo il suo lavoro e, come tale, va trattata.
E, infine, vorrei sfatare il mito della “simpatia”: non è vero che i PR sono più disponibili verso i giornalisti simpatici, mentre ostacolano quelli antipatici. Un PR oltre a essere una persona è anche un professionista che è stato chiamato a fare gli interessi di un’azienda che lo paga per questo. Dire che abbiamo preferenze per l’uno o l’altro sito, mette in dubbio la qualità del lavoro che facciamo ogni giorno dimenticandoci di orari, impegni personali o giorni liberi. E lo facciamo sempre con il sorriso sulle labbra e la massima disponibilità, anche se non stiamo salvando il mondo…

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