Giappone, secondo giorno: Kyoto

Pubblicatoil Set 13, 2007

Sveglia alle 6.45 (ugh, ma non doveva essere una vacanza? :–)), doccia e colazione alla Giapponese: qualcosa di mai visto, che per grandezza rivaleggia con un pranzo completo: pesce di diverso tipo, spaghetti in salsa di soia, prosciutto, melone, tofu, verdure, uova, riso, te verde. Se non si inizia bene la giornata così…

Il motivo di una sveglia così di buona leva è perchè avevo prenotato un tour giornaliero per visitare alcuni dei punti più interessanti di Kyoto, sono stato infatti raccattato in un hotel al centro e portato in un pullman assieme a diversi turisti provenienti dai posti più disparati del mondo. Durante il tragitto Kim, la nostra guida, ci ha spiegato come la città sia la settima in ordine di popolazione del Giappone, con 1,47 milioni di abitanti, e che grazie al fatto di essere scappata per larghi tratti dalla distruzione delle guerre mondiali, ha la fortuna di possedere molti posti antichi praticamente intatti o che sono stati solo parzialmente ricostruiti. La topografia della città è inoltre estremamente chiara da apprendere, perchè tutte le strade si incontrano perpendicolarmente e per il fatto che è circondata ai quattro lati da montagne, con a sud quelle denominate blu per la sua vegetazione più scura e riconoscibile.
La prima tappa è stata il Nijo Castle, costruito nel 1603 e dimora nel corso degli anni dello Shogun, che nel periodo Edo deteneva il potere a tutti gli effetti. La complessità architettonica è meravigliosa, il tetto di gran parte delle dimore è costruito in bamboo e legno di cipresso, e per questo ogni 35 anni vi è una manutenzione per preservarlo. Le mura esterne sono volutamente basse, mentre la particolarità è rappresentata dal fatto che camminando per tutta la parte interna attorno alle varie sale, si emette un cigolio chiaramente avvertibile. Voluto, per non permettere nemmeno ai famosi Ninja del tempo di entrare nelle dimore dello Shogun senza fare rumore, grazie ad una tecnica semplice ma efficace che hanno pensato al momento della costruzione, dove il legno non è fissato completamente e ci sono delle parti in metallo che al passaggio emettono il cigolio stesso. Tra le mura del Nijo Castle è stato anche sancito il passaggio dei poteri nuovamente dallo Shogun all’imperatore nel 1854, l’anno dopo l’ingresso degli stranieri nel Giappone, dove c’è sempre stato un forte ostruzionismo allo scambio culturale, con un’unica città, Nagasaki, abitata da sparuti gruppi di tedeschi e cinesi. Per tutte queste cose il Nijo Castle è oggi patrimonio culturale dell’UNESCO.

Golden Pavillon

Seconda tappa è stata il Golden Pavillon, edificio composto da tre piani (con derivazioni samurai e zen) che ha la particolare caratteristica di essere ricoperto da foglie d’orate, che regalano un colpo d’occhio assolutamente irripetibile, complice anche lo splendido giardino che ruota attorno, un esempio perfetto di luogo dove trovare qualche momento di pace e rilassamento.
In questo posto ho fatto amicizia con Handy, proveniente dall’Australia. La cosa curiosa è che lavora come capo pasticciere in una pasticceria Italiana di Sidney, tenuta da un signore nato a Napoli che vende dolci Campani e Siciliani, come al solito il mondo è troppo piccolo :-D Ragazzo molto simpatico, abbiamo scambiato quattro chiacchiere durante tutto il corso della giornata.

L’ultima tappa mattutina è stata dedicata al palazzo imperiale, che si estende per oltre 11.000 metri quadrati. Kyoto è stata infatti capitale del Giappone per oltre 1000 anni, e quindi sono chiari i segni del passaggio dell’imperatore anche da queste parti. Particolarmente bella è la sala delle cerimonie, con il trono dell’imperatore stesso e all’esterno sulla sinistra un albero di ciliegio a simboleggiare la lealtà, e a destra uno di arancio a simboleggiare la longevità. Nota comune di tutti questi posti sono i splendidi giardini nei quali sono immersi, non oso immaginare cosa devono essere durante la stagione primaverile, con tutti i ciliegi fioriti…

Il pomeriggio abbiamo cominciato con lo Heian Shrine,dedicato all’omonima casta di Shogun. Ai lati sono raffigurati un drago blu, ed uno bianco, simboli di protezione, mentre sull’altare non è raffigurata nessuna divinità, perchè questo tempio, dotato tra le altre cose di un atrio immenso che ospita anche concerti, è shintoista e per questo ben accetto di tutte le religioni, anche quella cristiana. Chiunque può richiamare secondo un rito ben preciso il proprio dio ed esprimere un desiderio/augurio, cosa che ho fatto prontamente. Mi piace questa tolleranza completa, anche perchè al giorno d’oggi una persona sceglie la religione in base al posto dov’è nato e si ritrova a mantenerla tale, ed ognuno ha le sue convinzioni che possono tranquillamente essere supportate da fatti storici accaduti.
Più avanti era possibile anche estrarre un bastoncino per essere letti il proprio futuro dal punto di vista della fortuna. A questa cosa non sono stato interessato, quello che viene deve essere ancora scritto e sta unicamente a noi e ad una buona dose di culo (che aiuta gli audaci, pare).

Proseguendo è stato il turno di Sanjusangen-do, un tempio all’interno del quale c’è una parte dedicata al Kannon, ovvero le statua di Buddah. Nella sala centrale ce ne sono ben 1000, tutte leggermente differenti da loro e costruite tra il dodicesimo e il tredicesimo secolo, con una gigante giusto al centro. Davanti a queste statue ci sono i 28 guardiani che le proteggevano e ai lati la divinità del vento e del lampo. Uno spettacolo davvero impressionante, che meriterebbe un approfondimento a parte.

A chiudere questo interessante tour c’è stata la visita del Kiyomizu Temple, particolarmente bello perchè si trova sulla cima di una collina dalla quale si può vedere tutta la città, e il percorso per raggiungerlo è composto da una stradina molto caratteristica e piena di negozi artigianali.

Salita verso il Kiyomizu Temple

Dopo aver salutato quindi Handy ed esserci scambiati i contatti (mi darà una mano il giorno che dovessi decidere di visitare l’Australia :–D), ho deciso di passare la serata a Gion, il quartiere rinomato per essere stato in passato usato dalle Geishe (e mi rendo conto che quanto scritto può essere frainteso :–D) per le loro esibizioni e che in realtà è molto accogliente e pieno di locali dove mangiare tipicamente Giapponese. Anche qui un bel colpo d’occhio, in parte rovinato dalla pioggia che è arrivata e che mi ha costretto a tornare anzitempo in albergo.

Qui l’ultima sorpresa, una volta tornato in camera mi ha bussato la padrona per portarmi un po’ di frutta assieme a Karen, che era venuta per ringraziarmi della cioccolata e delle patatine di ieri, dolcissima!