Giappone, primo giorno: Arrivo e Kyoto

Pubblicatoil Set 13, 2007

E’ così una nuova avventura in Giappone è cominciata, ho deciso di scrivere qualche riga (a puntate, ma che probabilmente andrà riducendosi nei prossimi giorni, quando comincerà la fiera), condita da foto, per raccontare e, devo dire la verità, fissare in pianta stabile alcune delle emozioni che ho vissuto, anche se ci penserà già il cervello a renderle indelebili…

La compagnia scelta per il viaggio, complice il miglior prezzo, è stata Air France, e il volo è filato liscissimo, con scalo a Parigi, poca attesa e ottimi film durante il tragitto, doppiati anche in Italiano. Ho dormito anche diverse ore, cosa strana perchè solitamente nei viaggi d’andata fatti in passato ero sempre sveglio e arzillo, per poi crollare nel ritorno. La stazione di destinazione è stata comunque Tokyo Narita, e la prima cosa che ho fatto è stata quella di prelevare il Japan Rail Pass, una sorta di abbonamento ferroviario che ad un costo decisamente inferiore al pagamento complessivo delle tratte singole, permette di girare per un numero fissato di giorni (nel mio caso 14) gratuitamente tra la maggior parte delle linee ferroviarie del paese. Con molta cortesia il dipendente che mi ha fornito il pass, ha prenotato anche per me i posti sui due treni che avrei preso da li a poco. Non prima però di passare dall’amato Starbucks Coffee e prendere il Mocha Frappuccino (è una delle cose che mi manca realmente quando ritorno in Italia, scherzo :–D) e notare come la signorina della cassa, al mio pagamento con un taglio grosso di yen (10.000), li ha fatti vedere alla sua collega, e nuovamente alla consegna del resto, quasi a crearsi un “alibi” in caso di eventuale perdita o richiesta dal parte del principale.
Soddisfatto per il Frappuccino, mi sono diretto in un’altra zona dell’aereoporto in attesa del Narita Express: circa 50 minuti di treno per giungere a Tokyo Station, nel centro di Tokyo. Durante l’attesa, ho “adocchiato” una ragazza Giapponese che stava già sul mio stesso volo. Destino ha voluto che tra le centinaia di posti a disposizione, avesse prenotato proprio quello accanto al mio e che parlasse inglese, i cinquanta minuti così sono passati in un lampo, tra quattro chiacchiere sui propri posti di provenienza e così via. Arrivati a Tokyo è stato subito il tempo di ripartire, i primi giorni infatti sono destinati a Kyoto, che non avevo mai visitato. Il treno si chiama Hikari e, dopo ben 2 ore e 50 minuti, sono arrivato a Kyoto Station. La stazione è qualcosa di imponente, immensa per grandezza e con a corredo un numero davvero elevato di negozi, pronti ad accogliere la manica di turisti e di persone che vi transitano. Un misto di moderno e di antico, che sul lato nord spunta al cospetto Kyoto Tower, un osservatorio alto poco più di 100 metri che permette una vista molto affascinante della città, che ovviamente non mi sono lasciato sfuggire. Camminando si trovano negozi di tutti i tipi e si raggiunge il cuore pulsante del business, fatto di palazzoni però non così soffocanti come quelli della capitale.
Il letto sul Tatami
Il mio Ryokan si trova invece nel distretto di Inari, e una volta arrivato alla stazione omonima, mi si è mostrato davanti uno spettacolo eccezionale. Inari infatti è un quartiere di quelli vecchio stile, con stradine antiche, gente in bicicletta, case minute e basse, si respira un’aria quasi diversa. Se avete visto un qualsiasi cartone animato Giapponese, non faticherete a capire di cosa sto parlando, è perfino identico il rumore che annuncia l’abbassamento delle sbarre per un imminente passaggio del treno, davvero una gioia immergersi in questa atmosfera.
Non poteva quindi essere diverso il Ryokan che ho scelto, il Karatachi. Ad accogliermi sono state due signore affabilissime, madre e figlia, che si sono dimostrate subito molto disponibili e piacevoli nei discorsi (pur masticando un inglese più che stentato) mettendomi subito a mio agio, e offrendomi del te verde.
La mia stanza è uno spettacolo: tavolino basso per la colazione, letto a terra con coperta ricamata a mano, stanza curata nei minimi particolari e fatta tutta di legno. Il bagno è condiviso, la doccia si trova al piano inferiore ed è ovviamente privata. Maiko, la più giovane delle due, ha una splendida bambina di cinque anni, Karen; la sera, quando sono tornato dal mio giro, le ho portato delle patatine e della cioccolata, ma purtroppo stava già dormendo, inutile dire che la madre mi ha ringraziato tantissimo…
Salendo verso il tempio Podista con la maglia del Napoli :D
Gran parte della giornata l’ho dedicata comunque alla visita di Inari Shrine, un tempio, circondato da vari altari su più livelli, a dir poco enorme: per raggiungere la sua estremità superiore bisogna fare, letteralmente, migliaia di scalini, ma ne vale sicuramente la pena, lo spettacolo è di quelli da ricordare, visto che il tutto si trova immerso nel verde e che ogni più piccolo particolare è curato nei minimi dettagli. E’ sempre bello vedere come ogni persona che passavo nella scalinata (sia in discesa che in salita) mi salutava o si inchinava (segno sempre dell’estrema gentilezza di questo popolo), tra le tante ce n’erano diverse che facevano jogging avanti e indietro, e qui mi sono imbattuto in un signore moderatamente anziano che vestiva una maglia del Napoli, dell’epoca di Maradona. Tifoso del calcio Italiano o più semplicemente gli piaceva com’era fatta la maglia? :–D

Ho messo nella galleria di Kyoto le “prime” 199 foto :–)