Da Los Angeles a Las Vegas, passando per l’E3

Pubblicatoil Giu 23, 2010

Mi ricordo ancora perfettamente la prima volta che sono venuto a Los Angeles, era il 2001 e avevo 20 anni, ero così eccitato che la notte prima di partire non ho dormito e avevo un’adrenalina dentro indescrivibile, con la quale ho affrontato l’E3 -la fiera più importante al mondo sui videogiochi, nella quale è possibile veder e testare in anticipo tutte le produzioni e l’hardware che usciranno nei mesi/anni a venire- al massimo delle mie possibilità.

Quest’anno ci sono andato per la nona volta e sempre con lo stesso entusiasmo, ne vado fiero perché non è semplice avere gli stessi stimoli, si cresce, tendenzialmente si fanno ciclicamente cose identiche e la città per te non è più una novità, ti sei stufato di fare shopping nel tempo libero e riesci a muoverti in macchina e tra i km di strade senza l’ausilio di mappa o navigatore.

Dal punto di vista lavorativo sono però cambiate tante cose, 10 anni fa lavoravo part time per un sito amatoriale col quale eravamo se vogliamo tra i pionieri dell’informazione online sui videogiochi, oggi sono in una testata giornalistica sull’argomento, la più visitata in Italia tra le specializzate, dove ho un lavoro full time, diverse responsabilità e anche tante soddisfazioni. Quest’anno avevamo sponsor da diverse migliaia di euro e una meeting room direttamente in fiera che ci ha permesso di lavorare nettamente meglio con i video e in generale con una copertura eccezionale in fatto di articoli, tanto da superare il record di sempre in fatto di utenti unici mensili, ben oltre il milione e mezzo.
Tra i vari eventi extra fiera ma connessi alla stessa mi sono piaciuti il party di Dead Rising 2, dove ha suonato l’ottimo gruppo svedese dei “The Sounds” e c’era sushi in gran quantità, e l’anteprima di Toy Story 3 di Pixar. Un film davvero eccezionale che è cresciuto in maturità rispetto ai primi due ma che comunque mi ha fatto ridere dall’inizio alla fine, supportato da un comparto visivo sontuoso.

Dopo essermele un po’ cantate e suonate (a questa pagina l’immensa copertura completa dell’evento su Multiplayer.it) volevo sfatare ancora una volta il mito di Los Angeles come città incredibilmente bella e da visitare assolutamente prima di tante altre.
Al di là del fatto che dopo 10 anni l’ho trovata un po’ in decadenza (non a caso ha rischiato la bancarotta qualche tempo fa), è una città costruita male, divisa in ghetti, con troppi distretti squallidi come raramente si vedono altrove in Europa o in altre parti degli Stati Uniti, assolutamente incoerente per come segue le regole e leggi senza alcuno spirito critico o di interpretazione, dove bisogna regolarizzare fino all’ultimo capello onde evitare di mandare in palla il sistema.

Sia ben chiaro, vivere alcuni posti e abbracciare luoghi vivi nell’immaginario collettivo (Venice, Westwood, Bel Air e così via, piuttosto che la vera movida americana non turistica) e magari in condizioni economiche agiate rappresentano sicuramente un motivo di esaltazione, ma senza uscire dagli Stati Uniti esistono città decisamente più vivibili, amalgamate e complessivamente belle.

Quest’anno, con la scusa ufficiale che compio 30 anni (che poi in realtà faccio il prossimo 25 Giugno :D) mi sono diretto insieme a 5 amici/colleghi alla volta di Las Vegas in modalità distruzione diretta, perlopiù dopo una settimana più che intensa di lavoro: siamo partiti Venerdì dopo pranzo in aereo (il volo dura un’ora) per stare in giro fino al mattino dopo e tornar prima di pranzo e prima che la temperatura da forno a microonde del Nevada ci avesse ridotto ulteriormente in stracci.

Non me l’aspettavo così senza senso e folle, una sorta di mondo immaginario in mezzo al deserto, eccessiva in ogni suo aspetto e tenuta estremamente bene, dove la Venezia col cielo finto piuttosto che la Roma antica innestate in vari alberghi sono così insensate e pacchiane che alla fine non provocano disgusto, ma divertito stupore.

È una città nella quale gira una quantità di soldi impressionante, che non dorme mai, che ti piazza le roulette anche all’uscita del varco all’aeroporto, dove ci sono tante celebrità e una quantità impressionante di locali.

Nota per i maschi singoli e non, girando per i locali a caso, XS piuttosto che Beach Pool tanto per fare due nomi, troverete una quantità e bellezza di donne mai vista in nessuna parte del mondo, senza paura di essere smentito. Sulla loro natura, accessibilità e provenienza sociale non mi è dato disquisire in questa sede :D

Nota finale, all’interno di uno di questi locali ad un certo punto mi sono trovato Paris Hilton che ballava a mezzo metro di distanza, controllata da diversi buttafuori. Ad un certo punto una persona ha provato a farle una foto, ed è stata inghiottita dai buttafuori stessi, probabilmente in un buco nero.

La sua serata si è protratta bevendo sempre di più e ballando sui tavoli e divani, fino a quando mentre stavo lasciando il locale l’ho vista uscire dal bagno biascicando qualcosa, per poi venire coperta con un cappotto da parte dei buttafuori, che l’hanno accompagnata mentre barcollava presumibilmente verso la macchina.

Una scena abbastanza pietosa, ma decisamente coerente nel contesto :D