Alle falde del Monte Fuji

Pubblicatoil Ott 14, 2008

La trasferta Giapponese è finita anche quest’anno e, nonostante sia la quinta volta, le emozioni e le esperienze che mi rimangono dentro sono sempre tante e diverse di volta in volta, un misto colmo di nostalgia e gioia, condite da tanti ricordi che spero sempre di poter rivivere un’altra volta. Non me ne vogliano i colleghi e gli amici che condividono tante trasferte con me in giro per il mondo, ma mentre li vedo sempre felici di tornare, quasi al punto di scappare, io mi lego sempre a tutti i posti che visito, cerco di approfondirne la cultura e non riesco a non fare miei comportamenti e modi di vivere così diversi, tanto da volerne sempre sapere di più.
Ad ogni modo invece di dilungarmi ulteriormente, volevo ripubblicare un diario scritto su Multiplayer.it nel 2005, al secondo anno di visita in Giappone e dopo una settimana di vacanza li prima della fiera, ero forse più emozionato e sorpreso, ma posso assicurare che provo le stesse identiche cose ogni volta che faccio un viaggio del genere…

Diario dal Giappone, Settembre 2005


Il Giappone (Tokyo e dintorni) è un paese straordinario, i Giapponesi sono un popolo straordinario. Questo è quello che penso dopo aver trascorso sette bellissimi giorni nel paese del Sol Levante.
Il Tokyo Game Show è (sarà) il motivo principale di questa trasferta, ma cogliendo la palla al balzo ho avuto l’occasione di anticipare di una settimana il viaggio ed immergermi così nella cultura nipponica. Da solo, con la consapevolezza che ben poche persone parlano Inglese (ma in realtà sono io a non saper parlare la loro lingua…) e che la capitale del Giappone è una città vastissima, molto di più di quelle nelle quale siamo soliti muoverci e destreggiarci.

Ma se l’arte di arrangiarsi l’hanno affibiata al nostro paese e in particolare alla mia città, ci sarà pure un motivo; armato quindi di mappa e di una stampa dei posti più interessanti da visitare, ho girato in lungo e in largo e senza sosta, spesso trovandomi in stradine assolutamente fuori mano e impossibilitato a chiedere informazioni, magari camminando un’ora prima di trovare una nuova stazione metropolitana. Ma è stato proprio questo il divertimento, trovarsi in situazioni dove spesso si è l’unica persona straniera, pronta ad osservare ciò che le accade attorno e a rimanere il più delle volte sorpresa, spaesata, stupefatta per ciò che accade.
Cosa mi ha colpito di più? L’estrema organizzazione e la grandissima civiltà di questo popolo, che fa impallidire qualsiasi cosa che ho visto altrove (naturalmente anche in Italia) e che spesso e volentieri andrebbe presa come modello, andrebbe, appunto, se solo se ne avesse voglia.

Ho deciso di suddividere questo diario in capitoli, partendo dall’argomento più attinente a questo sito: i videogiochi.

Capitolo Zero: I Videogiochi ed Il Tokyo Game Show

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Tokyo pullula di videogiochi. Li trovi ovunque (non per terra, sia chiaro), in ogni quartiere e anche nella quasi totalità di negozi dedicati all’elettronica in generale. La cultura videoludica Giapponese è forse esasperata, ma certamente estremamente radicata, ogni videogioco gode di un supporto mediatico che va da semplici cartelloni fino a vere e proprie pubblicità che passano per i megaschermi di Shibuya o in televisione. Nove volte su dieci troverete al lancio di un gioco una guida che lo accompagna, spesso e volentieri potrete acquistare la sua edizione limitata o gadgetistica a tema. Non parliamo poi del mercato dell’usato o di vere e proprie mecche come il Mandaraka a Shibuya oppure il quartiere di Akihabara, dove è possibile trovare veramente di tutto.
Le sale giochi poi, assieme ai Pachinko e alle Slot Machines, formano una fitta rete di intrattenimento giovanile, con Sega, Taito e Namco in prima fila.

In questo contesto si svolge quindi il Tokyo Game Show, fiera seconda solamente all’E3 di Los Angeles, che, aldilà di titoli dedicati al solo mercato Giapponese, spesso è stata teatro di importanti annunci e di presentazione di titoli di alto profilo, oltre ad essere l’unico evento trade e mainstream nel quale gli sviluppatori (non dimentichiamoci che la maggior parte sono proprio Giapponesi, in ambito console) possono presentare console e titoli a casa propria.

Capitolo Uno: La Metropolitana

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Il sistema ferroviario di Tokyo è uno dei più avanzati al mondo, forse il più avanzato se parliamo delle varie linee metropolitane che collegano i distretti della città. Non sarete mai preoccupati se perderete un treno per spostarvi ad esempio da Takadanobaba a Shibuya, tre minuti dopo ne passerà un altro, tempo che “scandalosamente” salirà a cinque minuti dopo le 22.
Per farvi saggiare la complessità, provate a scaricare la mappa completa, in Inglese.
Pensate che, sulle linee più centrali, ogni porta dei vagoni è dotata di un doppio schermo televisivo, il primo con funzioni pubblicitarie mentre il secondo adibito alla segnalazione (sia in Giapponese che in Inglese) di tutte le fermate sulla stessa linea, della loro distanza in termini di minuti, di eventuali altri linee raggiungibili dalla stazione in transito e la porta d’uscita per ognuna di esse. Se non dovesse bastarvi tutto ciò, gran parte di queste informazioni vengono date, sempre in doppia lingua, anche mediante gli altoparlanti di ogni vagone.
Come non notare poi la civiltà delle persone nel far prima scendere gli altri o nel posizionarsi tutte sullo stesso lato sopra le scale mobili, in modo da far passare chi va di fretta. Lo so, dovrebbe essere una cosa naturale, ma spesso non lo è da altre parti. Le persone hanno invece un comportamento alquanto strano: chi si addormenta non appena mette il proprio sedere su una sedia, chi invece tutto il tempo se ne sta con il proprio cellulare a conchiglia (sembra un dellito qui possedere un cellulare senza questa forma) a fare qualcosa per tutta la durata del viaggio, chi ancora ascolta mp3 o, in riferimento alle ragazze, a truccarsi fino a luccicare. Insomma, un’atmosfera quasi irreale e quieta che però lascia presagire un certo diasgio che avviene talvolta tra le persone di questa città, cosa che sembra capitare fortunatamente di meno con la nuova generazione.
Sono un popolo però estremamente cortese e attento alle buone maniere, tra i tanti episodi me ne sono infatti capitati due in particolare. Nel primo, ad una richiesta di informazioni ad una persona che stava andando in direzione opposta alla mia, questi è tornata indietro e mi ha accompagnato per oltre mezzo chilometro, per assicurarsi che non sbagliassi. Oppure ancora in un locale nel quale mi trovavo, una delle cameriere mi ha involontariamente urtato: è cominciata così una serie di inchini ai quali rispondevo istintivamente e che ne provocavano di nuovi; dopo una decina di secondi ho deciso di fermarmi, anche un po’ imbarazzato per quanto successo, fatto assolutamente veniale. Ce ne sarebbero tanti altri espisodi da raccontare, ma è meglio proseguire oltre per non arricchire ulteriormente uno dei diari più lunghi che vi saranno capitati tra le mani.

Capitolo Due: Akihabara & Ginza

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Questi distretti sono tra i più famosi dedicati allo shopping, in ogni sua sfumatura. Akihabara è la mecca per quanto riguarda gli appassionati di elettronica, musica, videogiochi e manga: decine e decine di negozi popolano le strade di questo distretto, e girando troverete sicuramente qualche buona occasione. I negozi spesso e volentieri si sviluppano in altezza, troverete qualcosa di buono anche al settimo piano degli enormi palazzi che dominano le strade di questo quartiere. Ginza è invece probabilmente il più modaiolo di Tokyo, frequentato da persone anche più anziane e ricche e pieno di negozi anche stranieri. Attenzione, potreste trovarvi a spendere dieci euro per un caffè seduti a qualche bar.

Capitolo Tre: Ueno & Asakusa

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Ueno e Asakusa sono tra i più antichi distretti cittadini e quelli che ricordano più il passato di questa metropoli. Il primo è caratterizzato da due lunghe camminate piene di bancarelle caratteristiche e di negozi nei quali è possibile dare sfogo alla propria mania di scarpe e vestiti oppure ai propri gusti culinari. Vi è inoltre un grande parco che ospita lo zoo e diversi musei, oltre ad alcuni templi buddisti. Non raramente vi imbatterete in venditori di strada di spighe e altri cibi, la voglia sarà tanta di provarne almeno uno. Asakusa è se vogliamo ancora più caratteristica, ospita inoltre uno dei templi più famosi dell’intero Giappone, e vera e propria meta turistica per la sua popolazione e non. Un passaggio obbligato per saggiare una Tokyo un po’ più antica e sempre affascinante.

Capitolo Quattro: Shibuya & Shinjuku

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Questi due quartieri sono il cuore pulsante e mondano della Tokyo City, a qualsiasi ora del giorno. Alla luce del sole vedono infatti un viavai impressionante di persone, indaffarate tra un lavoro e l’altro, di notte sono luogo per i giovani e per i vizi più sfrenati. Shibuya vede come famoso luogo di ritrovo l’Hachiko Square, piazza dedicata all’omonimo cane che ha aspettato il proprio padrone per dieci anni fuori alla stazione. Tantissime sono le luci e i colori che dominano questo quartiere, illuminato sempre a festa e pullulante di negozi e di ristoranti per ogni gusto. Il luogo ideale per trascorrere le serate senza mai annoiarsi.
Shinjuku se vogliamo è ancora più esasperata e vasta di Shibuya. E’ inoltre “attraversata” da un quartiere a luci rosse famoso in tutto il mondo. Il perchè? E’ assolutamente tranquillo (a meno di non andare nelle zone più remote) camminarci all’interno, a qualsiasi ora. Anzi è un “esperienza” da provare: per le stradine ci sono persone sia giapponesi che di colore, che avvicinandosi propongono tra i più disparati servizi, dallo streap tease al soap salon. Impagabile vedere come il pr di turno finga di avere anche parenti in Italia e assicuri che si spenderà poco per convincere il passante (in questo caso io) a seguirlo in uno di questi locali. Il tutto però senza forzare la mano o diventare scortesi e senza nessuna implicazione di qualche tipo. Mi verrebbe quasi da dire che visitare questo quartiere fa parte del giro turistico che una persona può fare a Tokyo. Se volete conoscere maggiori dettagli di questo “aspetto”, dovete essere abbonati gold (scherzo, forse).

Capitolo Cinque: Roppongi

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Roppongi è il più grande distretto privato del Giappone, sviluppato su diversi piani e con al centro una torre alta più di duecento metri. E’ possibile salire fino al cinquantaduesimo piano per trovarsi dinnanzi ad una visione a 360 gradi di tutta la città di Tokyo, uno spettacolo davvero suggestivo. Questo distretto è inoltre interessante perchè rappresenta una serie di commistioni di varie culture: è possibile intraprendere ad esempio la west walk, camminata in cui si susseguono una serie di negozi di origini occidentale e soprattutto europea, oppure ancora aggirarsi per il Mahori Garden o la 66 Plaza per ammirare le cosiddette “Public Art”, sculture e modelli creati da artisti provenienti da tutte le parti del mondo e visibili a tutti.

Prima di lasciare questo posto (impressionante anche dal punto di vista puramente architettonico, provare per credere) ho deciso di dirigermi al cinema, scegliere la sala più grande del Giappone e vedermi la “Fabbrica di Cioccolato” di Tim Burton (non sono impazzito, i film stranieri in Giappone non vengono doppiati, ma solo sottotitolati), regista/autore che adoro letteralmente, e che ha creato un altro piccolo capolavoro. Ad ogni modo la cosa che mi ha colpito, a parte i sedili reclinabili (!) è stato il fatto che, a chiusura del film, la stragrande maggioranza delle persone è rimasta seduta, mentre scorrevano per minuti e minuti i titoli di coda su sfondo nero. Solo alla fine di questi tutti si sono alzati in maniera diligente e sono usciti, trasportando i contenitori vuoti dei cibi consumati e passandoli agli inservienti che aspettavano all’uscita della sala. Sono piccolezze, ma tutte sommate lasciano il segno.

Capitolo Sei: Odaiba

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Odaiba è il distretto che ospita il porto di Tokyo ed alcune sue spiaggie, è collegato inoltre al resto della città dal suggestivo Rainbow Bridge, che viene utilizzato dalle macchine e da un treno dedicato. Soltanto l’attraversamento si presenta come uno spettacolo per gli occhi, basta poi dirigersi verso le spiaggie oppure verso uno dei numerosi grandi magazzini per trascorrere una piacevole giornata. In questa parte della città è ospitato anche il Museo di Scienza Marittima ed alcune delle navi più importanti (no, la Battle Ship Yamato era presente solo in un modello scala 1/70, eheh), oltre che una serie di parchi assolutamente da vedere (anche se non paragonabili a quelli di Shinjuku e Ueno). Un’esperienza assolutamente sensazionale, direi quasi eterea, è stata provare Oedo Onsen Monogatari, uno degli hot springs presenti in Giappone.
Cosa sono gli hot springs? I bagni caldi (direi bollenti) pieni di sali minerali che si trovano all’aperto e al chiuso, accompagnati da bagni idromassaggio e da saune. Una vera e propria esperienza rilassante, rigorosamente da fare nudi in un ambiente accogliente, reso ancora più bello perchè come contorno c’era una ricostruzione del Giappone del 1800, nella quale era possibile aggirarsi in Kimono e mangiare avvolti da musiche e luci soffuse. Veramente da ricordare, anche perchè ero l’unico non asiatico presente.


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Dopo questo (lunghissimo) diario è il tempo di lasciare spazio alla fiera vera e propria, nella quale ci sarà da divertirsi ugualmente, vorrei però gratificare il Giappone e gli altri paesi che ho visitato nel corso di questi anni per aver contribuito ad accrescere quel senso di civiltà, onestà e consapevolezza anche delle piccole cose, che contribuiscono a rendere una persona migliore.